Tiene banco il tema del porno sul web. In una recente risoluzione al Parlamento Europeo, se ne chiede l‘immediata censura su ogni forma di media.
Il porno potrebbe essere bandito dalla rete nell’Unione Europea
In una recente risoluzione presentata al Parlamento Europeo, Kartika Tamara Liotard è andata nuovamente a toccare lo spinoso tema del porno sul web aprendo un nuovo fronte di polemica in nome della parità dei sessi. Il testo è stato presentato alla commissione per la parità dei sessi e i diritti delle donne ed ha alzato immediatamente un vespaio di polemiche etichettando il porno con eccessiva vaghezza.
Secondo la risoluzione presentata, il bando tombale del porno su tutti i media, servirebbe ad “abbattere gli stereotipi nei generi sessuali” ma, secondo il deputato europeo Christian Engström del partito pirata, la sola presentazione di una risoluzione che definisce il porno con troppa vaghezza, equivale ad “una gigantesca e oscura nube che potrebbe presto addensarsi su qualsiasi forma di pornografia”.
La stesso European Digital Rights (EDRI), un’organizzazione che si occupa di una maggiore regolamentazione di internet in difesa della privacy e del copyright, ha espresso dei dubbi circa l’effettiva distinzione tra materiale esplicito e, ad esempio, il nudo artistico che verrebbero a mancare se la risoluzione sul porno venisse applicata.
Il testo presentato, infatti, chiede il bando di “tutte le forme di pornografia nei media e nella pubblicità del turismo sessuale”, demandando l’onere del controllo alle singole autorità statali. Le autorità, a loro volta, dovrebbero dare il compito della supervisione agli ISP che si trasformerebbero in un organo di controllo. Come già tentato molte altre volte, le leggi vorrebbero costringere i fornitori di servizi internet a diventare i cani da guardia per monitorare e rimuovere tutto ciò che viene etichettato come porno e, quindi, fuori legge.
Pubblicando un secondo post sul proprio blog, il deputato Christian Engström ha anche denunciato l’implementazione di un nuovo filtro anti-spam per bloccare l’arrivo delle numerose mail di protesta, inviate dai cittadini al Parlamento Europeo. Con questa mossa, sembrerebbe che oltre alla liberà su internet, l’organo dell’Unione Europea abbia anche intenzione di mettere a tacere le voci critiche verso risoluzioni e leggi non gradite all’elettorato.
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