Non c’è nulla di male a portarsi un po’ di lavoro a casa e qualcuno ha legittimamente pensato…perché non a letto?
Non pensate male, non c’è nulla di vietato ai minori in quanto leggerete, anzi, forse potrà sembrarvi fantascientifico. Invece no, è tutto vero…
Secondo un serissimo studio condotto in Inghilterra su 329 lavoratori, il 20% circa degli intervistati ammette di passare da 2 a 10 ore ogni settimana a letto, lavorando, magari rispondendo a email, contattando clienti ecc…
Indubbiamente le nuove tecnologie, in particolare ai nuovi smartphone, le cui funzioni sono sempre più simili a quelle di un vero e proprio computer, hanno un ruolo fondamentale in questa originalissima attitudine che, a quanto pare, interessa tantissime persone.
Un’altra indagine, svolta su 1.000 lavoratori californiani, conferma infatti che la quasi totalità degli interpellati è solita utilizzare lo smartphone nella propria alcova. Tutti a letto dunque…a rispondere alle email. Un po’ più rilassati, si fa per dire, i giovani newyorkesi: “solo” per l’80% è ormai prassi quotidiana portarsi smartphone o tablet a letto per lavorare.
La nuova “moda” non è passata certo inosservata ed ha già stimolato la fantasia di designer ed arredatori, che hanno lanciato sul mercato innovative soluzioni per rendere più confortevole quel “prolungamento dell’ufficio” precedentemente usato, semplicemente, per dormire o per attività ben più gradevoli. Sono facilmente disponibili letti dotati di appoggia-computer, supporti per tablet e per tastiere, oltre ad indispensabili sistemi di prevenzione per i dolori alla schiena, ai reni ed al collo, ma anche materassi con inclinazioni indipendenti per evitare di disturbare il/la partner…
Già…sarebbe utile ricordarsi, in effetti, che la funzione più gradevole e, diciamo pure tradizionale del letto, dovrebbe essere quello di condividerlo con il/la partner. Ma gli stakanovisti del “bed working” non demordono e trovano nuovamente l’aiuto di designer ed arredatori che hanno prontamente messo sul mercato materassi più larghi del 16%, misura ritenuta ideale per…lavorare in coppia!
Al di là dell’evidente bizzarria di tale comportamento, occorre anche interrogarsi sugli effetti, inevitabili, sulla salute. Oltre ai problemi articolari cui già abbiamo accennato, possono infatti insorgere problematiche ben più gravi e preoccupanti. Un ulteriore studio condotto dal biologo Samer Hattar della Krieger Scholl of Arts and Sciences della Johns Hopkins University, prestigiosa istituzione accademica privata di Baltimora, rivela che tali abitudini possono esporre a rischi di depressione e deficit di apprendimento, dovuti alla mancanza di sonno e, fatto non trascurabile, all’esposizione prolungata a fonti luminose artificiali come lampade, computer e tablet.
Un tempo si augurava spesso, magari al/alla partner, di fare “sogni d’oro”. Oggi l’oro può arrivare anche grazie al lavoro a letto, ma siamo proprio sicuri che questo possa migliorarci la vita? Magari stasera proviamo a spengere un po’ prima tutti i macchinari e riscopriamo gli antichi usi del letto.
Articolo a Cura di: Mirco Giubilei
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