Il vino e la salute sono una questione da sempre controversa. Ci si chiede se il vino faccia bene o male. Prima di tutto bisognerebbe chiedersi quale vino e in quale quantità.
In Italia, paese di tradizione enologica, il vino fino a 50 anni fa, proveniva prevalentemente dalle cantine locali, se non di famiglia. Veniva fatto rispettando gli ecosistemi e bevuto in modica quantità durante i pasti. Infatti i nonni dicevano che fa bene. In seguito alla industrializzazione, il vino, a cominciare dalla viticoltura, è diventato un prodotto contaminato dalla chimica. Primi fra tutti i pesticidi che vengono dati alle colture, a finire coi solfiti, che sono tossici. Il vino produce naturalmente solfiti, l’industria ne aggiunge in composto chimico, in forma di anidride solforosa, per protrarne la conservazione. In questo caso sono fissati dei livelli soglia, e comunque il danno dipende dalle quantità ingerite.
Vino biologico ha almeno meno 50% di solfiti
Altro discorso per i vini biologici. Tali produzioni differiscono già nella coltivazione. I terreni, infatti, vengono fertilizzati con humus ottenuto per macerazione di erbe officinali. L’uso di silicato di sodio, che non è ritenuto un antiparassitario, e ostacola la formazione di funghi patogeni. Infine i solfiti, necessari per le proprietà antisettiche e antiossidanti, sono sostituibili con elementi ricavati dalla buccia delle uve e dalla vitamina C. La produzione di vino biologico è sottoposta a normativa e la presenza di eventuali solfiti è tollerata fino al 50% dei vini non biologici.
La scienza si è pronunciata in varie sedi. L’ Università di Calabria conferma gli effetti positivi sulla salute. Nelle bucce dell’uva sono contenuti elementi che fluidificano il sangue e sono vasodilatatori. In una ricerca dell’Università di Siena, emerge che il vino fa bene al cuore e all’ulcera per i suoi effetti contro l’ Helicobacter Pyloro e i radicali liberi. La scienza dà ragione ai nonni: il vino fa bene.
Commenti riguardo il post