Il 28 aprile ai Fori imperiali di Roma si svolgerà la Bicifestazione, durante la quale i ciclisti di tutta Italia presenteranno il loro manifesto mutuato dalla campagna londinese Cities fit for cycling (città adatte alla bicicletta) coniata dal Times e rilanciato come #salvaciclisti. L’obiettivo è garantire maggiore sicurezza a chi si muove su due ruote, interrompendo la lunga lista di incidenti, spesso mortali, che avvengono sulle strade.
Sono infatti oltre 2.500 i ciclisti morti negli ultimi dieci anni. Migliaia di persone usano giornalmente la bici per spostarsi, un mezzo che non inquina, non ha costi di carburante e permette di muoversi più velocemente.
Otto le istanze del manifesto: introdurre limiti di 30 kilometri orari nelle aree residenziali senza ciclabili, poter ricorrere anche a fondi privati (come ha fatto Londra, con Barclays) per realizzare le piste, imporre agli autoarticolati che entrano nei centri urbani di essere dotati di sensori e specchi supplementari per vedere eventuali biciclette, e disporre di barre di sicurezze che evitino loro di finire sotto le ruote qualora vengano urtati. I 500 incroci più pericolosi del Paese vanno individuati e ripensati, con semafori preferenziali per i ciclisti e specchi per i camionisti. Si chiede di realizzare uno studio su quante persone in Italia usano abitualmente le due ruote, che il 2 per cento del budget a disposizione dell’Anas sia usato per la creazione di piste ciclabili, di migliorare la formazione di automobilisti e ciclisti e di nominare in ogni città un commissario alla ciclabilità.
Milano, Roma e Firenze sono tra le città che hanno aderito alla campagna. A Milano i pannelli luminosi per automobilisti invitano a non parcheggiare sulle ciclabili e a guardare lo spechietto prima di aprire la portiera.
I sostenitori dell’iniziativa sono già 16mila e tra essi si contano Margherita Hack e Jovanotti, oltre che Legambiente. In Senato è arrivato un disegno di legge bipartisan sostenuto da un centinaio di firmatari.
La bicicletta sta entrando nella cultura italiana, lo dimostrano i numerosi eventi dedicati al velocipede del Fuorisalone milanese, ma anche la nascita dei jeans Levi’s per ciclisti e il sempre maggior numero di ciclofficine che aprono nelle città. I ciclisti, però, dicono di sentirsi minacciati: dalle auto in doppia fila, da quelle che sfrecciano loro accanto o che li tallonano da dietro, dai camion.
Il numero di morti dà loro ragione: tra i casi più eclatanti, quello di Enrico Gilardi, il pensionato di settant’anni ucciso in via Belfanti a Milano da un camion, di Andrea Achilli, 12 anni, morto travolto da un camion a Casatenovo (Lecco), del quindicenne ucciso sulla Nettuno Velletri e di Giacomo Scalmani, 12 anni, morto in via Solari a Milano travolto dal tram (stava evitando lo sportello di un’auto apertosi improvvisamente di fronte a lui) .
Commenti riguardo il post