Il nome di Gino Bartali è già scritto nella storia dello sport e, soprattutto, nel cuore degli italiani. Anche dei più giovani che l’hanno conosciuto quando ormai gli anni d’oro in cui in sella alla sua bicicletta conquistava le competizioni più importanti erano lontani.
Gino Bartali è stato, prima ancora che un grande sportivo, un grande Uomo. Non lo scopriamo oggi, questo è sicuro, ma l’onorificenza tributatagli dallo Yad Vashem (il Museo dell’Olocausto a Gerusalemme) è un ulteriore pezzo pregiatissimo nel mosaico di una esistenza straordinaria. Gino Bartali, fervente cattolico, è stato un uomo molto discreto e solo negli ultimi anni della sua lunga esistenza (è scomparso nel 2000 a 86 anni) ha lasciato trapelare alcune informazioni su quella che fino ad allora, per ovvi motivi, era stata la fase meno conosciuta della sua vita.
Gino Bartali: il ciclista e l’eroe
Bartali salì all’onore delle cronache a metà degli anni Trenta. Nel 1936, a soli 22 anni, vinse il suo primo Giro d’Italia, bissando il successo l’anno successivo. Nel 1938 trionfò per la prima volta al Tour de France. La Seconda Guerra Mondiale interruppe bruscamente una carriera straordinaria che, tra l’altro, si stava arricchendo enormemente grazie alla storica rivalità con un altro Campione straordinario: Fausto Coppi.
Alla fine della Guerra, Gino Bartali tornerà a trionfare nel Giro d’Italia del 1946 e nel Tour de France del 1948. Particolarmente interessante proprio quest’ultimo successo, giunto in un momento molto particolare e difficile per l’Italia, sull’orlo di una possibile guerra civile dopo l’attentato a Palmiro Togliatti.
E’ proprio il periodo bellico tuttavia ad aver attirato l’attenzione negli ultimi anni. Gino Bartali, approfittando della fama conquistata sulle strade delle grandi competizioni ciclistiche, non abbandonò infatti le due ruote durante la Guerra, ma le utilizzò in un modo che giustamente oggi viene considerato eroico. Con la scusa degli allenamenti infatti Gino Bartali percorse chilometri e chilometri, soprattutto tra la sua Toscana e l’Umbria, trasportando documenti falsi e altri documenti – palesemente a rischio della propria vita – per poter aiutare numerosi ebrei a crearsi nuove identità e, così facendo, salvandoli dalle persecuzioni nazifasciste.
La meritoria opera del Campione è stata premiata dall’ex Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi nel 2005 con una Medaglia d’oro al valore civile (purtroppo postuma) e ieri, 23 settembre 2013, il Museo dell’Olocausto di Gerusalemme ha inserito ufficialmente Gino Bartali nell’elenco dei “Giusti tra le Nazioni”, ovvero tra le persone che si sono particolarmente distinte della difesa della vita degli ebrei durante le terribili persecuzioni nazifasciste.
Secondo le stime, grazie all’incessante attività di Gino Bartali, oltre 800 ebrei ebbero salva la propria vita. Recita una frase del Talmud, uno dei testi sacri degli ebrei: “Chi salva una vita salva il Mondo intero”. Grazie Gino!
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