Domenica andrà in onda negli Stati Uniti l’ultima puntata di “Desperate Housewives” che per otto anni ed altrettante stagioni ci ha fatto compagnia, creando addirittura uno stile nella serialità televisiva e diventando parte del pensiero unico. Marc Cherry, che ha creato la serie, l’ha lasciata con la settima perché vuole dedicarsi ad altro e la vicenda delle casalinghe americane è arrivata alla conclusione.
Tutti guardano o hanno guardato almeno una volta la storia delle cinque donne (a Bree, Susan, Gabrielle e Lynette si aggiunge Edie Britt, non una casalinga, perché ha un lavoro, ma tant’è) di Wisteria Lane. Persino Laura Bush, che in un’occasione definì casalinga disperata se stesa e Lynne Cheney.
La storia è un mystery, velato di soap, con improvvisi momenti di satira sociale. Soprattutto, è un modo per descrivere la vita dell’elegante suburbia americana, dove vivono i ricchi, per lo più bianchi, per lo più etero, con i loro segreti e le loro morbosità. Il quartiere fatto come tante scatole, ciascuna con il suo segreto. Idea ampliata ed approfondita dalla serie “Weeds”, dove la malattia che regna sotto la lucida superficie del suburbia è ancor più visibile. La metafora delle scatole e della normalizzazione fasulla del quartiere suburbano in “Weeds” era esplicitata, a partire dalla sigla, “Little Boxes” di Malvina Reynolds (rifatta poi da un musicista differente per ogni puntata), con le sue casette tutte uguali, le persone tutte uguali, i lavori tutti uguali.
Queste donne si vogliono bene e si supportano, sono buffe, a volte goffe, altre meschine. Sono estremamente caratterizzate e ciascuna è un tipo ben definito di casalinga. Per questo ciascuna rappresenta un pezzo di noi.
La serie ha vinto due Golden Globes nel 2005 (uno è andato a Teri Hatcher, che è Susan, l’altro come miglior serie), un Emmy nel 2005, andato a Felicity Huffman (Lynette ) e – nel 2006 – un Golden Globe come miglior serie. Quando la ABC la mandò in onda per la prima volta nel 2004, fu un immediato successo. Le quattro casalinghe intente a scoprire chi ha ucciso la loro amica (e voce narrante)Mary Alice ci portarono a capire che i segreti a Wisteria Lane erano davvero tanti. Una sorta di Twin Peaks senza mostri.
Ciascuna serie ha avuto al centro un personaggio e il suo mistero. Dopo Mary Alice, Betty- e suo figlio matto, Caleb – poi Orson e il suo passato (la moglie non morta), Katherine (e sua figlia finta), Dave (che deve vendicarsi di Mike), Angie (che uccide Patrick), Paul (anche lui con una storia di vendetta), e, nel gran finale, Carlos e le casalinghe, che hanno nascosto il cadavere del patrigno di Gabrielle.
“Desperate Housewives”, indirizzata per lo più a un pubblico femminile, univa non solo commedia, drama e soap, ma anche giallo e satira, e in questo fu rivoluzionario. Le casalinghe disperate sono diventate un fenomeno culturale. Altra scelta innovativa, dalla terza stagione, è stata di far morire uno dei personaggi chiave, come ha insegnato la serie “Oz”. Muoiono Carolyn, Ida, Paul, Mike. Inoltre, Orson resta paralizzato. Uno stillicidio.
Quante coppie sono scoppiate in questi anni, anche se alla fine Gabrielle resta con Carlos, Susan con Mike – sinché non muore, Bree con Orson – più o meno – e Lynette con Tom; quanta gente è morta ammazzata (nell’ultima serie, Alejandro e Mike) , quanti ricatti (a Bree, recentemente), quanti crolli finanziari (si sono impoverite prima Gabrielle, poi Susan),e quante problemi da affrontare, come l’alcolismo di Bree, o la storia del giovane omosessuale Andrew che decide di diventare etero, più figli (più o meno adottivi), misteri, drammi e risate.
In Italia l’ultima serie sarà su Fox Life dal 30 novembre. Si vedrà il rapporto tra le quattro logorarsi, visto che, per la prima volta, il segreto al centro della serie è condiviso da tutte e quattro le protagoniste. Arriveranno nuovi vicini (tra cui Ben Faulkner, interpretato da Charles Mesure), il problema di Bree, il lutto di Susan, Lynette abbandonata e forse ripresa… più le storie quotidiane che ben conosciamo. La serie finisce, con un record di ascolti, e non resta che vedere quale eredità lascerà nella storia delle serie televisive.
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