Stamattina all’alba sono state eseguite tre condanne a morte in Giappone. Ne da notizia il ministero della Giustizia nipponico.
All’alba sono state eseguite tre condanne a morte per impiccagione in Giappone. Al termine delle esecuzioni ne è stata data notizia ufficiale in una conferenza stampa del ministro della Giustizia Sadakazu Tanigaki dove sono state rese note le generalità delle persone uccise. Si tratta di tre uomini di 26, 62 e 44 anni. Quest’ultimo nel 2004 aveva violentato e poi ucciso una bambina di 7 anni spendendo, dopo l’atroce delitto, una foto alla madre della vittima.
Nella conferenza stampa, il ministro ha dichiarato che le condanne sono state eseguitre “dopo un esame approfondito” per dei crimini molto gravi: “si tratta di casi di una crudeltà estrema in cui si sono perdute delle vite preziose”.
Queste nuove esecuzioni sono state le prime decretate dall’insediamento del nuovo governo conservatore del nazionalista Shinzo Abe da dicembre scorso e le prime dopo uno stop di quasi cinque mesi. Il ministro della Giustizia, in un’intervista rilasciata qualche settimana fa, alla domanda se il nuovo governo avesse in mente di rivedere le norme sulla pena capitale, ha risposto che non contava di riaprire il dibattito su “un sistema che ha il sostegno della maggioranza della popolazione“.
Il Giappone prevede ancora la pena capitale all’interno della sua legislazione per dei crimini particolarmente efferati ed attualmente, sono 134 i prigionieri nel braccio della morte. A differenza degli Stati Uniti dove è il governatore del singolo stato a poter concedere la grazia, nel paese del Sol Levante questo ruolo viene ricoperto dal ministro della Giustizia che, dopo aver valutato il caso, può dare ordine di procedere o sospendere l’esecuzione.
Nel 2011 la pena capitale non era stata eseguita per nessun detenuto mentre, nel marzo 2012, le esecuzioni sono ricominciate arrivando a contare, alla fine dell’anno, sette uccisioni.
A seguito dell’ultima sentenza dell’anno passato a settembre 2012, l’Unione Europea ,da sempre in prima linea contro la pena capitale, aveva chiesto al governo giapponese di “considerare seriamente una moratoria” sulla pena di morte, “in attesa della sua abolizione”
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