I Desaparecidos in Messico stanno aumentando, le famiglie chiedono giustizia ma le istituzioni se ne disinteressano insabbiando sistematicamente i casi
Rapiti dalle forze dell’ordine e mai ritornati a casa, aumentano i Desaparecidos in Messico
L’11 marzo, sarà il secondo anniversario della sparizione di Robert Ivàn Hernàndez e Yudith Ysenia Rueda, due fidanzati di diciassette anni, prelevati con la forza dalla casa della nonna della ragazza a Monterrey. E’ il 2011 quando, stando ai racconti della nonna, otto uomini con indosso l’uniforme dei Federales (la polizia federale, simile all’FBI statunitense), fanno irruzione a casa sua, trascinando con loro un uomo in manette. Uno degli agenti chiede all’uomo in manette, indicando Roberto, se fosse lui. Il prigioniero risponde di no ma gli agenti decidono di prelevare ugualmente i due e caricarli a forza su un pickup della polizia federale, privo di targa.
Da quel giorno i parenti dei due ragazzi chiedono continue notizie alle autorità circa la fine che abbiano fatto ma fin’ora, hanno ottenuto soltanto silenzio. Un muro di gomma difficilissimo da abbattere. Appena accaduto il fatto, i famigliari si sono precipitati alla questura di Monterrey chiedendo cosa fosse accaduto ma l’unica risposta che hanno ottenuto è stata che i due ragazzi, stando alle loro informazioni, non sono stati mai arrestati.
Robert e Yudith, sono solo uno dei 249 casi documentati dal 2006, nel rapporto presentato da Human rights watch. L’associazione umanitaria ha raccolto testimonianze e documenti tali, da poter dimostrare come, per ben 149 di questi casi, le forze dell’ordine del Messico siano coinvolte. Le documentazioni parlano di implicazioni dell’esercito e di tutta la polizia: federale, statale e comunale. Il modus operandi utilizzato, spesso è molto simile a quello del caso dei due ragazzi desaparecidos, le forze dell’ordine irrompono in una casa, arrestano il o i sospettati e poi, alla richiesta di notizie, le autorità rispondono smentendo l’arresto, suggerendo ai famigliari di occuparti loro stessi delle ricerche in quanto, le procure, non attiveranno mai le procedure per rintracciare i desaparecidos.
Hrw dichiara che i dati resi pubblici, non hanno la pretesa di essere esaustivi circa il fenomeno dei desaparecidos in Messico; secondo la sottosegretaria ai diritti umani, la lista potrebbe essere lunga ben 27 mila nomi, scomparsi dal 2006 al 2012, sotto il mandato di Felipe Calderón. Stando all’associazione umanitaria “in Messico è in corso la più grave crisi di sparizioni forzate degli ultimi dieci anni in America Latina“. Lo scopo del rapporto, stando a quanto dichiarato José Miguel Vivanco direttore di Human rights watch del continente, è quello di inserire il fenomeno dei desaparecidos nell’agenda politica del paese ed aprire un dibattito pubblico circa le sparizioni. Il fenomeno, che tocca migliaia di famiglie, infatti, è taciuto all’opinione pubblica e spesso ignorato. Un motivo potrebbero essere le dichiarazioni dell’ex presidente Calderón che aveva bollato i desaparecidos, come legati alle organizzazioni criminali che funestano il Messico e che le autorità, in quanto tali, non avevano l’obbligo di cercarli.
Il nuovo presidente Enrique Peña Nieto sembra intenzionato a voltare pagina e creare dei protocolli di ricerca e assistenza per le famiglie che hanno avuto un desaparecido e di punire e regolamentare l’arbitrarietà con cui questi fenomeni sono accaduti.
Vivanco sembra piuttosto demoralizzato circa l’apertura delle inchieste per i desaparecidos degli anni passati e ritiene che gli abusi devono essere prontamente giudicate davanti ad un tribunale per lanciare un chiaro messaggio: tali comportamenti non sono più tollerabili e chi approfitterà del proprio ruolo di pubblico ufficiale, verrà severamente punito. Il presidente di Hrw fa appello al procuratore generale Murillo Karam affinchè capisca il fenomeno dei desaparecidos e possa regolarsi di conseguenza, dando a tante famiglie, la giustizia che chiedono a gran voce.
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