L’esodo francese continua: fughe di cervelli, di capitali, di personaggi celebri,Depardieu…Kassovitz, il mondo dello spettacolo si spopola, ma non solo questo…..
Non c’è due senza tre ….e dopo Gerard Depardieu emigrante, Brigitte Bardot che vuole diventare cittadina russa, ora è la volta del cineasta Mathieu Kassovitz a voler fuggire e abbandonare la Francia.
Due figure emblematiche del cinema francese, Depardieu e la Bardot sotto le luci dei riflettori, senza neppur salire sul palcoscenico, che lui frequenta ancora, che lei ha abbandonato da tempo.
Il primo per ragioni fiscali si è trasferito in Belgio e da pochissimi giorni é anche proprietario di un passaporto russo, la seconda vuole diventare cittadina russa, disgustata dalla mancanza di sensibilità dei suoi compatrioti verso i rappresentanti del mondo animale e per completare il terzetto ora vi si aggiunge il cineasta Mathieu Kassovitz.
Motivazioni diverse, destinazioni diverse, ma un denominatore comune: la saturazione.
Stufo, uno, di pagare aliquote esorbitanti, “le scatole piene” l’altra (lei lo aveva detto con termini ben più pittoreschi) di un paese che la delude, in cui nessuno risponde alle sue domande, alle sue richieste in maniera seria e opportuna.
Nel caso specifico Brigitte Bardot, che da anni ha abbandonato le scene per dedicarsi alla protezione degli animali é intervenuta con la sua fondazione per cercar di salvare due elefanti ammalati destinati all’eutanasia.
Per i due pachidermi, affetti da tubercolosi e considerati pericolosi come portatori di contagio, è stata decisa l’eliminazione. L’ex attrice ha indirizzato una lettera al presidente francese François Hollande, corredata della documentazione per spiegare come la sua fondazione avrebbe preso a carico le spese per la quarantena dei due elefanti e tutte le cure.
La sua domanda non ha però ottenuto risposte ufficiali, solo l’ironia di politici, tra cui Benoît Hamon o Daniel Cohn Bendit. Madame Bardot, furibonda, non ha lesinato commenti circa l’intelligenza del ministro e dell’eurodeputato.
Mathieu Kassovitz, dal canto suo, guarda ad ovest e non ad est. La sua meta sarebbero piuttosto gli Stati Uniti e la motivazione del suo esilio, non fiscale come ha ben precisato, sarebbe da imputare invece a ragioni artistiche.
“Creativamente parlando” l’attore fa “fatica a lavorare in un paese che ha confinato il cinema in una copia conforme del modello americano”….negli Stati Uniti invece “le cose sono diverse, più franche” inoltre “in Francia il pubblico non segue”…questo quanto da lui affermato in una intervista televisiva di martedì 8 gennaio.
Aldilà delle semplici e facili considerazioni che questi casi ispirano, il vero nocciolo del problema e la riflessione che emergono dal caso Depardieu investono un campo molto più ampio.
L’analisi di un avvocato fiscalista parigino mette il dito nella piaga, quella che sta, secondo lui, portando una nazione al suicidio.
Il fiscalista rileva come l’espatrio di Depardieu in Belgio abbia come merito di puntare i riflettori su statistiche, finora semi-ignorate o sottovalutate, riguardanti la partenza di contribuenti sottoposti all’ISF (Imposta di Solidarietà sulla Fortuna), tassa che esiste in Francia da anni e colpisce le grandi ricchezze ma tocca anche quelle meno mirabolanti (cui dovrebbe prima o poi aggiungersi la famosa aliquota al 75% sui redditi eccedenti il milione di euro, attualmente bocciata dal Consiglio costituzionale).
Su 2 milioni di Francesi che vivono all’estero, scrive nell’articolo l’avvocato, 100 000 vi risiedono per motivi essenzialmente fiscali. Il mancato guadagno per l’Ufficio delle Imposte francesi è di 10 miliardi di euro, il mancato guadagno economico è superiore a 50 miliardi. Il lettore apprezzerà la differenza.
D’abitudine i candidati all’esilio fiscale erano persone di una certa età. Da tre anni si assiste a un inedito e crescente movimento di giovani creatori che partono in massa.
La Svizzera non è più una delle destinazioni predilette, il Canada, l’Australia, la Nuova Zelanda, l’Asia, il Brasile, il Portogallo, la Gran Bretagna, il Marocco, il Belgio fanno parte delle destinazioni ricercate, tutte caratterizzate per lo più da una fiscalità ragionevole e un clima dinamico.
Chi rimane in Francia si chiede l’avvocato fiscalista ?
Solo gli « inaciditi »!
E allora termina l’avvocato nel suo lungo articolo, di cui non ho riportato che una parte: I nostri governanti non hanno evidentemente ancora capito che il paradosso francese che consiste a far fuggire i talenti per mantenere solo gli amareggiati non è la soluzione adatta a un mondo che hanno voluto totalmente aperto.
Il merito dei nostri esiliati fiscali è di illuminarci su questa crudele verità. La “grandeur”(persa) della Francia non si basa più su slogan d’effetto, ma sulla sua capacità a trattenere i talenti che vi sono e attirare quelli che non ci sono ancora.
Impresa tutt’altro che facile!
ma la Francia paese dei “lumi” saprà vederci chiaro?
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