Cristoteche spopolano a Rio de Janeiro, serate in discoteca organizzate da padre Joseph Anthony più conosciuto come “dj Zeton”
Cristoteche …un nome che può sembrare quasi “blasfemo” ma esistono davvero, sono nate a Rio de Janeiro in Brasile ma ora si stanno diffondendo anche qui da noi in Italia. Anche questa volta, non vogliatemene ma, l’occhio mi è caduto su questa informazione.
Le Cristoteche, da quanto leggo da una ricerca su Google, offrono serate, ovviamente senza alcol, droga, sigarette ed ora, in questi mesi, stanno sbarcando anche in Italia con il moto: «God’s party – divertimento allo stato “puro”. E leggo ancora:
Cristoteche con musica house, hip hop, techno, e gospel remixato. Sul maxischermo le parole del vangelo, intervallate da raffigurazioni in stile new age di Gesù e Madonne tra cime innevate, fonti perenni e prati fioriti.
Che posso dirvi, ad occhio e croce sembrano un remix alla Jesus Christ Superstar … vi ricordate il famoso film Musical? Scherzo, a giudicare da quello che leggo, è piuttosto unas revisione delle discoteche, magari da quanto si legge, con musica neanche male ma all’insegna del genere Christian trance, o Gospel remix.
Vi riporto quanto ho trovato sulle Cristoteche e scusatemi se, per una sorta di rispetto, lo scrivo in maiuscolo:
Da una decina di anni spopolano a Rio de Janeiro serate in discoteca organizzate da tale padre Joseph Anthony, meglio conosciuto come padre “dj” Zeton.
Le “cristoteche”, come vengono chiamate, servono ad attirare i giovani alla fede cattolica attraverso musica house, hip hop, techno, gospel remixato e assicurano a tutti un divertimento “puro”, approvato anche dalle gerarchie ecclesiastiche.
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Una volta dentro una di queste serate a tema, l’unica cosa che lascia capire dove siamo sono le parole del vangelo che scorrono sul maxischermo, intervallate da raffigurazioni in stile new age di Gesù e madonne tra cime innevate, fonti perenni e prati fioriti, ma per il resto c’è quasi tutto quel che ci si aspetta da una discoteca: ragazzi e ragazze che sembrano divertirsi mentre saltano e ballano, luci stroboscopiche e raggi laser, effetti speciali e decibel a tutta forza.
I brani più gettonati, nelle Cristoteche, appartengono al genere Christian trance, o Gospel remix. Anche il salmo 23, quello di Davide che inizia «Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla; su pascoli erbosi mi fa riposar», è stato messo in versione techno e uno dei gruppi più in voga, i Ziggybeats, ne hanno fatto un clip di successo, reperibile su You Tube. Sicuramente più orecchiabile adesso della nenia da chiesa.
Del resto, che le canzoncine da oratorio fossero datate e poco attraenti lo dicevano in molti da tempo, tra cui lo stesso Benedetto XVI. Il papa però intendeva migliorare la qualità musicale ricorrendo a qualcosa di più ricercato, come la musica gregoriana, o comunque restando sempre nei canoni della musica sacra e non pensava certamente alla disco. Ma tant’è. Funziona meglio così.
Visto il successo e considerato che anche i genitori sono tranquilli se i bollenti spiriti dei loro figli adolescenti trovano sfogo in ambienti “sani”, ora anche in Italia abbiamo le serate: «God’s party – divertimento allo stato “puro”- perché Dio fa festa per 1 solo peccatore convertito più che per 99 giusti!»
Questo il motto. Special guest: Jesus, in discoteca. Banditi alcolici, droghe, sigarette e abiti discinti. Il prossimo appuntamento è per il 14 agosto sulla spiaggia siciliana di Marsala, al Tiburon beach, e tra gli organizzatori troviamo la Fraternità Missionaria Giovanni Paolo II oltre a chi di musiche che portano all’estasi se ne intende, quelli di Rinnovamento dello Spirito Santo
«Molti pensano che ballare sia solo un modo per arrivare a fare sesso – racconta “dj Zeton”, il prete alla consolle in un articolo apparso sulL’Espresso – ma io credo che se i messaggi nei testi delle canzoni e l’ambiente fanno capire ai ragazzi che quello è solo un momento per divertirsi, ballare può diventare soltanto un modo per entrare in armonia col proprio corpo.
Non bisogna per forza vedere sessualità ovunque». Una precisazione, quest’ultima, non richiesta, ma evidentemente il prete si sentiva in obbligo di far sapere che non c’è trippa per gatti. Compresi i gatti in tonaca.
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