Sigaretta elettronica: un fenomeno in grande ascesa che provoca reazioni contrastanti, ma cosa c’è di “normale” e cosa c’è di “strano” in quello che sta succedendo? Proviamo a capirlo ragionando insieme
Uno schema di funzionamento della sigaretta elettronicaLa sigaretta elettronica è stata ed è protagonista tutt’ora della cronaca, ma cosa c’è da sapere e a cosa è dovuto tutto questo rumore? Scopriamolo insieme
Prima facciamo un’operazione semantica molto importante: spesso si parla di fumare in relazione alla sigaretta elettronica, può essere giusto, ma a mio avviso è profondamente sbagliato, perché in realtà la sigaretta elettronica non brucia, non produce fumo da combustione, ma vaporizza. Non parliamo di fumare quando facciamo l’aerosol, ma parliamo di vaporizzare.
Fatto questo piccolo distinguo, assistiamo da tempo alla demonizzazione cieca della sigaretta elettronica. Noi ne avevamo già parlato in un articolo specifico, ma forse è utile ribadire dei concetti. Prima, però, veniamo al punto della notizia di oggi: il Consiglio superiore della Sanità è stato interpellato ad ha espresso un parere e delle linee guida. In poche parole ha dato un consiglio “tecnico” al ministro della Salute su come comportarsi a livello normativo. Vediamo insieme che gli organi di informazione hanno stravolto il significato di quanto quanto dice il CSS, facendolo apparire un miscuglio di cose giustissime e di imbarazzanti incongruenze logiche e scientifiche.
Essenzialmente le direttive del CCS, diffuse attraverso un comunicato stampa (come riportato da un articolo di Mirco Giubilei) , sono molto scarne e possibiliste, basata sulla prudenza e sul buonsenso, ma la loro interpretazione data dai mezzi d’informazione e dai “movimenti di opinione” è ben più radicale e fuorviante. Come potete leggere dal comunicato stampa ufficiale: non c’è traccia del divieto nei luoghi pubblici (solo nelle scuole e con motivazioni che non tirano affatto in ballo l’inalazione passiva dei vapori), eppure tutti gli organi di informazioni ne parlano. Come mai? Forse il CSS nel comunicato stampa non ha voluto citare un elemento importante del suo rapporto, oppure l’indicazione viene direttamente dal Ministero della Salute? O forse, ancora, gli organi di informazioni seguono il pattern dell’intolleranza e dell’ignoranza, facendo comodo a coloro i quali sono intaccati economicamente dal successo della sigaretta elettronica?
Non possiamo saperlo, ma quello che è certo è che c’è una disinformazione così capillare che non può essere casuale.
È giustissimo e sacrosanto che vengano sottoposti a controllo i liquidi delle e-cig, come è giusto e sacrosanto che vengano controllati tutti gli elementi che inaliamo, ingeriamo, o comunque con i quali veniamo a contatto: siamo nel novero delle ovvietà.
Questo punto, l’analisi dei componenti delle ricariche, dovrebbe essere il principale e cogente punto da approfondire e da trattare se si avesse a cuore la salute della cittadinanza! Anche perché, a ben vedere, sugli oltre 200 studi di settore prodotti negli ultimi 5 anni, l’evidenza che è maggiormente saltata agli occhi è proprio la nocività estrema di alcune componenti che si possono rintracciare in alcuni liquidi per la ricarica!
Questo è estremamente importante: invece di concentrarsi sull’analisi dei liquidi e emanare eventuali divieti di utilizzare determinate sostanze, la linea governativa sembra quella di controllare, tassare e lucrare sul fenomeno, ghettizzando i consumatori e circoscrivendo la questione per non spaventare chi ha interessi contrastanti.
Quindi non possiamo che convenire con la liceità del negare la vaporizzazione della sigaretta elettronica alle donne incinta o ai minori.
Tuttavia il buonsenso di chi interpreta il comunicato stampa del CSS si ferma qua.
Infatti non si capiscono, perché privi di qualunque fondamento scientifico e logico, altre misure suggerite (da chi interpreta il comunicato stampa, per a leggerlo non ve n’è traccia, anche se tutti i giornali riportano anche questi suggerimenti):
– per quale motivo le ricariche per l’e-cig dovrebbero essere vendute in farmacia (si capisce chiaramente dal primo capoverso del comunicato stampa del CSS che il Ministero della Salute aveva fatto richiesta in tal senso): le sigarette normali sono forse vendute in farmacia? Eppure l’e-cig, nonostante alcuni studi prezzolati e parziali, fanno sicuramente meno male delle sigarette vere e proprie (in quanto anche a parità di sostanze contenute, manca l’effetto nocivo della combustione che è tra i più deleteri). Questo è solo il tentativo di accarezzare gli interessi di due lobby contemporaneamente: quella dei farmacisti e quella del tabacco.
– per quale motivo dovrebbero essere proibite nei luoghi pubblici (ristoranti, uffici)? Dal punto di vista del “vapore passivo” (mi rifiuto categoricamente di parlare di “fumo”) non c’è nessun tipo di rilevanza, nemmeno negli studi più faziosi commissionati ad arte per boicottare questo fenomeno, di alcuna nocività. Sarebbe un provvedimento ridicolo, senza alcun fondamento logico o scientifico.
Riassumendo: il comunicato del CSS viene travisato dagli organi d’informazione, elargendo consigli giusti mischiati a baggianate per contrastare un fenomeno in gran crescita che evidentemente da fastidio a molti, non viene fatta alcuna indagine per fare informazione (non vengono mai citati pareri illustri a favore della sigaretta elettronica: tra i tanti citiamo uno esemplare, quello del Dottor Carlo Cipolla, direttore della Divisione di Cardiologia dell’Istituto Europeo di Oncologia) , si auspicano norme inutilmente liberticide che contribuirebbero a contrastare un fenomeno che, seppur con i suoi limiti e le sue incognite (che andrebbero indagate senza essere condizionati da altri fattori d’interessi terzi), ha avuto un effetto benefico sulla popolazione. Tanto per cambiare il problema nel nostro Paese (ma rassicuriamoci: anche in Francia) è la mancanza di informazione obiettiva, documentata e ragionata.
P.s.: chi scrive era un fumatore da vent’anni, ha smesso usando la sigaretta elettronica ed ora non vaporizza nemmeno più quella: mi sono completamente liberato da qualunque dipendenza. Alla faccia degli ipocriti o delle associazioni dei consumatori per lo più preoccupate di accaparrarsi un facile consenso giocando sull’ignoranza altrui.
Commenti riguardo il post