Manganelli, l’unico dirigente della Polizia ad aver chiesto scusa per la mattanza del G8 di Genova, è deceduto oggi
Antonio Manganelli – Capo della Polizia di StatoManganelli aveva lavorato a Palermo con Falcone e Borsellino, era a capo della Polizia dal 2007
Antonio Manganelli (e qui è proprio il caso di dirlo, anche se sembrerà banale: “nomen omen“), quando fu nominato Capo della Polizia il 25 giugno 2007 aveva alle spalle un lungo e prestigioso bagaglio professionale. Succedeva a Giovanni De Gennaro, più anziano di lui di 18 anni, ma con il quale erano amici, oltre che colleghi: degli sbirri vecchio stampo, con la passione per l’investigazione e un profondo rispetto sia delle istituzioni, sia dei cittadini, visti come un’entità da tutelare.
Prima di approdare al più alto grado della Polizia, Antonio Manganelli, laureato in giurisprudenza e specializzato in criminologia clinica, aveva diretto il Servizio Centrale di Protezione dei collaboratori di giustizia, era stato questore di Palermo e di Napoli, prefetto, direttore centrale della Polizia Criminale e vice direttore generale. È stato inoltre docente di “Tecnica di polizia giudiziaria” all’Istituto superiore di polizia ed è autore di pubblicazioni scientifiche in materia di sequestri di persona e di tecnica di polizia giudiziaria, tra cui il manuale pratico delle tecniche di indagine Investigare scritto con il prefetto Franco Gabrielli, all’epoca direttore del Sisde e ora capo della Protezione civile.
A Palermo era stato questore e con quel ruolo aveva collaborato fianco a fianco con due glorie della nostra magistratura: Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Dopo Palermo era stato vicecapo del dipartimento Ps alla Criminalpol e poi vicecapo della Polizia.
Uno dei suoi crucci maggiori, appena insediato, era proprio quello di esorcizzare lo spettro del G8 di Genova e restituire alla Polizia quel volto umano che lui sapeva rappresentare molto bene. Infatti, sia poco dopo il suo insediamento (riferendosi agli scontri del G8 di Genova), sia in occasione di alcuni scontri minori durante una manifestazione a Roma l’anno scorso, egli fu l’unico dirigente della Polizia (forse nell’intera storia repubblicana) a chiedere scusa per il comportamento delle forze dell’ordine, ricevendo, per questo, anche molte critiche e reazioni negative nell’ambito istituzionale. Queste furono le sue parole dopo la sentenza di condanna del processo alla polizia in merito alla gestione dell’ordine pubblico al G8:
Ora, di fronte al giudicato penale, è chiaramente il momento delle scuse. Ai cittadini che hanno subito danni ed anche a quelli che, avendo fiducia nell’Istituzione-Polizia, l’hanno vista in difficoltà per qualche comportamento errato ed esigono sempre maggiore professionalità ed efficienza. Per migliorare il proprio operato, a tutela della collettività, nell’ambito di un percorso di revisione critica e di aperto confronto con altre istituzioni, da tempo avviato, la Polizia di Stato ha tra l’altro istituito la Scuola di Formazione per la Tutela dell’Ordine Pubblico al fine di meglio preparare il personale alla gestione di questi difficili compiti. Il tutto per assicurare a questo Paese democrazia, serenità e trasparenza dell’operato delle forze dell’ordine, garantendo il principio del quieto vivere dei cittadini
Peraltro, sempre seguendo lo stesso cruccio, nel 2008 ha inaugurato il “Centro di formazione per la tutela dell’ordine pubblico”, una scuola speciale per istruire le forze dell’ordine a gestire questo tipo di emergenze.
Per dovere di cronaca dobbiamo, però, riportare anche le numerose critiche nel merito della scelta per la conduzione della scuola, affidata ad Oscar Fioriolli, noto per essere stato indicato dall’ex commissario della Digos e poi questore Salvatore Genova come un torturatore.
Al di là, comunque, di ogni considerazione e di responsabilità che non è invero così semplice attribuire, l’immagine di Antonio Manganelli rimane quella di un poliziotto onesto, tenace, dalla faccia sorridente, cordiale, sempre affabile, che ha lottato prima contro un tumore ai polmoni e poi contro un’edema polmonare.
Se n’è andato così il sorridente poliziotto onesto, che non si stancava mai di ripetere ripetere che gli uomini in divisa non devono diventare il bersaglio di battaglie sociali che la stessa politica non vuole affrontare.
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