Operazioni ancora in corso in Algeria a In Amenas, terroristi e ostaggi ancora nel sito petrolifero circondato da forze dell’esercito algerino.
Il caos continua a regnare nel sito petrolifero di in Amenas dove di apprende che tutte le istallazioni di gas sono state chiuse per evitare esplosioni e che le operazioni sono ancora in corso.
La dichiarazione di un ingegnere algerino dipendente di BP, preso in ostaggio ma abbastanza rapidamente rilasciato mercoledì, racconta come l’attacco dei terroristi sia avvenuto al mattino al momento del cambio delle squadre, generando grande confusione mentre tanta era la difficoltà a cercar di capire cosa stesse succedendo unitamente alla paura quando sono comparsi gli assalitori.
Esplosioni, colpi d’arma da fuoco nel sito di In Amenas.
Penetrati nelle camere, tagliata la corrente, gli aggressori, giovani di una trentina d’anni, magrebini con un accento sia libico, sia algerino, per quanto l’ingegnere ha potuto capire e molto a loro agio, per quanto lui ha potuto rendersi conto, erano armatissimi, muniti di kalashnikov e con il chiaro intento di essere a caccia di ostaggi.
Molto rapidamente però è stato lampante che l’obiettivo della caccia erano i cittadini stranieri e che gli Algerini sarebbero stati liberi di partire.
Buona parte degli Algerini sono stati infatti rilasciati.
Agli ultimi conteggi apparirebbe che 650 ostaggi siano stati rilasciati o liberati e tra questi un centinaio di stranieri.
In questo momento sul sito si trovano ancora degli stranieri (ma il bilancio è difficile da contabilizzare e parimenti non è dato sapere se siano tutti nelle mani degli assalitori o ve ne siano anche di nascosti). Stando alle ultime notizie sembra comunque che gli ostaggi in mano degli islamisti siano sette :tre belgi, due americani, un giapponese e un britannico, come si ipotizzava già ieri.
I rapitori domandano la fine dell’intervento francese nel Mali e contemporaneamente vorrebbero, in cambio di ostaggi americani, la liberazione di due prigionieri islamisti, secondo quanto afferma l’ANI (agenzia stampa della Mauritania) .
Dei due detenuti, che con altri islamisti si trovano nelle prigioni degli Stati Uniti, uno sarebbe lo sceicco Omar Abdelrahman capo spirituale della Jamaa Islamiya egiziana.
Washington in ogni caso non negozierà con dei “terroristi” afferma il dipartimento di stato americano, mentre la segretaria di Stato Hillary Clinton si è intrattenuta questo pomeriggio con Il Primo Ministro algerino.
Intanto in Egitto al Cairo si manifesta contro il governo francese, qui un centinaio d’islamisti riuniti davanti all’ambasciata di Francia inneggiano alla “fine della guerra nel Mali…una guerra contro l’Islam” “Stop à la guerre au Mali […] une guerre contre l’Islam”.
La Francia è intervenuta nel Mali oramai da otto giorni, fin dal 10 gennaio per aiutare l’esercito del Mali a respingere gli islamisti armati nel nord del paese.
L’Algeria, avendo aperto lo spazio aereo alla Francia si è trovata coinvolta indirettamente nel conflitto con l’assalto del suo sito petrolifero di In Amenas.
Questo paese del Maghreb, notoriamente rigido e irremovibile nei suoi rapporti con i sequestratori, non ha dato il minimo spazio a nessuna negoziazione.
Come si è reso conto che gli aggressori erano pronti a fuggire dal sito di In Amenas per recarsi in luoghi, per loro, più sicuri, considerando un aumento di rischi per gli ostaggi (che erano stati tra l’altro imbottiti di esplosivo)si sono decisi ad intervenire.
La decisione dell’attacco ha finito per essere talmente rapida e per questo motivo il governo algerino non ha avvisato i governi stranieri, coinvolti con i loro espatriati nel sequestro, dell’imminente intervento delle forze armate algerine.
Stati Uniti e Gran Bretagna hanno infatti sottolineato di essere stati lasciati all’oscuro, mentre da parte del governo francese non ci sono state dichiarazioni in questo senso.
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