“Holy Motors” di Leos Carax, a Cannes quest’anno, è strano e meraviglioso, pazzesco e caleidoscopico, mescolando bizzarrie e commedia nera.
Si tratta di un’odissea in una strana e bellissima Parigi che digitalmente viene trasformata in qualcosa di completamente diverso ed alieno. Denis Lavant è Monsieur Oscar, uno strano personaggio portato a spasso in limousine da Celine (che è Edith Scob) e che in auto ha un intero carico di abiti teatrali. Indossandoli, diventa un’anziana, un uomo d’affari, un barbone, un assassino e addirittura un mostro in abito color tortora che rapisce la modella interpretata da Eva Mendes. Oppure è un padre che va a riprendere la figlia a una festa e si arrabbia, perché lei gli ha mentito. E’ un uomo sul letto di morte che si scambia confidenze con la nipote in lacrime. Sì, molto David Lynch. Ma anche Fritz Lang e Kubrick. E Kafka, Ballard, Huxley e Carroll. O David Shrigley. Un disordine di personalità multipla, forse? O un esercizio di immaginazione? Meriterebbe di vincere.
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