Oggi parliamo di un nuovo tipo di patologia che si è diffusa enormemente negli ultimi anni: la cosiddetta “sensibilità al glutine”, o “gluten sensitivity”, in inglese. Ricordiamo intanto cos’è il glutine: è una sostanza lipoproteica, presente nella maggior parte dei cereali (tra cui frumento, farro, segale, kamut ed orzo).
Di cosa si tratta? A dire il vero è molto più facile spiegare cosa non è, rispetto a che cos’è! Innanzitutto non è celiachia, perché non c’è atrofia dei villi intestinali e non è una patologia autoimmune. Inoltre, non è allergia al glutine, poiché non risulta dai prick test.
Essere sensibili al glutine significa avere sintomi simili a quelli della celiachia e dell’allergia al grano senza essere affetti da nessuna delle due patologie. Essenzialmente è una condizione per cui i sintomi sono molto simili a quelli della celiachia (gonfiore, sonnolenza, dolori addominali, nausea, cefalea, ecc), ma le conseguenze sono diverse, dal momento che la sensibilità al glutine comporta solo un malessere temporaneo, ma nulla di grave nel lungo periodo.
Il problema di questa nuova patologia, però, è che ad oggi si trova ad essere una diagnosi di esclusione: se il paziente sta male ogni volta che ingerisce glutine, ma non è celiaco e nemmeno allergico, allora si deduce che il soggetto sia sensibile al glutine.
Ulteriori studi recenti mostrano, inoltre, che una dieta gluten-free è comunque una dieta molto sana e questo nuovo tipo di salutismo sta quasi diventando una moda, anche tra le star, come Gwineth Paltrow e Oprah Winfrey.
Gli studi fatti mostrano che c’è addirittura un 6% della popolazione che ha una certa intolleranza al glutine. Oltre ai celiaci ed agli allergici al glutine, solo in Italia, si stimano almeno 3 milioni di persone affette dalla sensibilità al glutine.
E se, eliminando il glutine dalla dieta, i pazienti stanno meglio, a sentirsi molto peggio è invece il portafogli, dal momento che tutti gli alimenti gluten-free costano parecchio più cari dei cibi normali (banalmente, 1 kg di farina costa 6,5 euro!). Chissà che un giorno lo Stato non decida di dare le sovvenzioni anche agli allergici e ai sensibili al glutine?
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