Gerard Depardieu minaccia di rendere passaporto e tessera sanitaria dopo aver abbandonato fiscalmente la Francia andando ad abitare in Belgio.
Depardieu, ennesimo esilio fiscale da quando il partito socialista è andato al potere in Francia.
Non è il primo e non sarà certo l’ultimo, ma l’esilio fiscale di Depardieu continua a far parlare di sé…e di lui.
Da quando l’attore ha acquistato un bene immobiliare nel comune di Néchin in Belgio spostando qui la sua residenza e così i suoi interessi fiscali, la valanga di reazioni non si è arrestata.
Tra le tante, quella del primo ministro Ayrault che ha definito il comportamento di Depardieu tacciandolo di “minable” cioè squallido.
La risposta di Depardieu non si è fatta attendere e domenica 16 dicembre nel settimanale francese JDD (Journal du dimanche) è apparsa una sua lettera aperta al primo ministro.
Adattando una celebre frase di un vecchio film Depardieu esordisce con un
“Minable, vous avez dit minable? Comme c’est minable”
« Squallido, lei ha detto squallido ? Com’è squallido”
Non chiede di essere approvato, ma al rispetto non vuole certo rinunciare e “squallido” non lo digerisce.
Si rivolge al primo ministro chiedendogli con quale diritto si permette di esprimersi in questi termini nei suoi confronti.
L’attore che stima di “non dover giustificare le ragioni della sua scelta” che sono “molteplici e private”aggiunge che ha sempre pagato le sue tasse e lascia la Francia dopo aver pagato in 2012 imposte per un totale di 85% delle sue entrate.
L’attore che in 45 anni di lavoro ha pagato 145 milioni di euro di tasse, non ritiene di dover essere per questo né compianto né lodato …ma trattato da “squallido” questo proprio no!
Se ne va e rende passaporto e tessera sanitaria, peraltro mai utilizzata, considerando che lui e il primo ministro non hanno la stessa patria… “Io sono un vero Europeo, cittadino del mondo, così come mio padre mi ha sempre inculcato.”
“je vous rends mon passeport et ma Sécurité sociale dont je ne me suis jamais servi. Nous n’avons plus la même patrie, je suis un vrai Européen, un citoyen du monde, comme mon père me l’a toujours inculqué”.
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