La storia di of Feng Jianmei,23 anni, incinta, è stata sottratta alla famiglia nella provincia di Shaanxi e portata in ospedale, pochi giorni fa. L’hanno bendata, le hanno fatto firmare un documento. Non sapeva di aver violato la politica del figlio unico, restando incinta. Le hanno fatto una iniezione sotto l’ombelico e il 4 giugno ha partorito una bambina morta.
La sua fotografia, scattata dalla sorella, ha fatto il giro del mondo.
In Cina, dal 1983 a oggi, il numero degli aborti è quasi triplicato (14,4 milioni), ed è motivato dal fatto che i cinesi sono già tantissimi, e non possono rischiare di dover lottare per spazio e cibo e lavoro e ammissioni all’università. Per questo è tollerato. I cinesi non vogliono, astrattamente, avere ulteriore gente attorno. La programmazione familiare è al momento affidata soprattutto all’uso della contraccezione, ed è incentrata sulle coppie sposate. Non tra le donne single.
Il caso di Feng Jianmei però riguarda più la violenza di stato che non l’aborto.
Feng e suo marito Deng Jiyuan, potevano evitare l’aborto pagando 64.000 dollari. Non avevano una lira. Quindi un pubblico ufficiale ha poi accusato Deng in un sms di non essersi preoccupato del bambino, preferendo non pagare.
In più, in alcune aree rurali, è possibile derimere alla legge del secondo figlio, e così è nello Shaanxi. Purtroppo i documenti di Feng chiamati hukou, non erano stati aggiornati, e lei risultava ancora risiedere in un luogo precedente con regole più rigide.
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