Cyberguerra, una nuova frontiera della guerra tra stati, un gruppo di esperti ha analizzato da molti punti di vista la questione, scrivendo un manuale con definizioni ed inquadramenti fino a giungere ai comportamenti da prendere in caso di attacco
Un nuovo fronte di battaglia: la cyberguerra, cos’è e come reagire
La NATO ha commissionato ad un gruppo di esperti uno studio sulla cyberguerra, su come definirla, su quali sono i sintomi, su come distinguerla da altre attività e su come reagire ad attacchi informatici. Ne è nato un manuale, scritto da un gruppo di 20 esperti internazionali, considerati indipendenti, dal titolo: The Tallinn Manual on the International Law Applicable to Cyber Warfare. Il lavoro è stato molto lungo ed ha preso in considerazione l’argomento della cyberguerra da molti punti di vista, richiedendo ben tre anni di lavorazione, prima di vedere la luce.
Il manuale affronta in modo organico e strategico la sempre maggiore importanza dello scenario informatico nella sicurezza degli Stati e delle infrastrutture strategiche connesse. La Cyberguerra viene proposta sia dal punto di vista del diritto con argomenti che toccano lo “jus ad bellum” (lo statuto giuridico da applicare in caso di cyber-attacco), la responsabilità delle nazioni ma concentrandosi anche sulla neutralità ed i diritti umani, arrivando a stilare 95 regole tecniche che dovrebbero regolamentare i conflitti internazionali classificabili come Cyberguerra.
Le regole stilate dal gruppo di venti esperti internazionali, vengono indicate anche le infrastrutture vitali, e quindi da proteggere, per la sicurezza, o se preferite la sopravvivenza, della popolazione civile. Tra queste non figura la rete internet pubblica ma consiglia, tra le altre cose, di proteggere la rete idrica della nazione. Viene definito il concetto di cyberguerra e vengono definiti i modi con cui comunicare con la stampa, in caso di attacco telematico verso una precisa risorsa strategica. Vengono anche presi in considerazione diversi tipi di malware, progettati per attaccare, ad esempio, dighe ed impianti energetici.
Da guerra digitale a guerra armata
Il manuale Tallin prevede anche un’escalation da Cyberguerra a guerra armata, totale. Secondo gli esperti, un attacco armato contro chi scatena il panico (hackers, crackers e cyber-agenti) attraverso le reti digitali di un paese, è giustificabile solo in caso si passi da Cyberguerra a guerra convenzionale; in caso contrario, secondo gli esperti, attacchi informatici di ritorno, dovrebbero bastare come rappresaglia. Recentemente, molti Stati, hanno cominciato a dirottare sempre più risorse verso la prevenzione della Cyberguerra, stanziando budget importanti, sottraendoli all’acquisto di armi convenzionali, sintomo che gli attacchi hacker cominciano a preoccupare sempre più, un mondo fortemente interconnesso e dipendente per molte infrastrutture strategiche, dal supporto informatico.
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