Stando a quanto riportato da un recente studio americano, il rame assorbito attraverso gli alimenti e le acque favorirebbe l’insorgere e lo sviluppo della malattia.
Il morbo di Alzheimer deve il suo nome al neurologo tedesco Alois Alzheimer che per primo si occupò di diagnosticare i sintomi all’inizio del XX secolo. L’Alzheimer è una delle malattie neurodegenerative più diffuse al mondo, basti pensare che in Italia ne soffre il 5% della popolazione sopra i 60 anni d’età, ma per nostra sfortuna il dato è destinato ad aumentare a causa dell’invecchiamento della popolazione. E’ una patologia di grande impatto sociale e per questo motivo sono numerosi gli studi condotti su di essa, dato che attualmente in commercio non esistono farmaci capaci di farla regredire. Naturalmente questa malattia porta alla morte, dato che nel cervello delle vittime si formano delle placche amiloidi.
Il Dipartimento di chirurgia dell’Università di Rochester Medical Center si è concentrato proprio sulla formazione di queste placche amiloidi e ha scoperto che lo sviluppo di queste sarebbe favorito dalle particelle di rame che si trovano nelle tubature delle nostre abitazioni e quindi di conseguenza nell’acqua che beviamo. Le particelle di rame non sono contenute solo nelle tubature ma il nostro corpo le assorbe anche attraverso la frutta, la carne rossa e la verdura.
Il gruppo di studiosi che ha condotto quest’indagine su dei topi, hanno scoperto che quando nel nostro corpo c’è un accumulo di rame questo passa direttamente al cervello, superando senza la minima difficoltà la “barriera ematocefalica”, ovvero la protezione naturale del nostro cervello. Gli esperimenti sono stati condotti sia sui topi ma anche su alcune cellule celebrali in coltura. I dati derivanti da questi test sono particolarmente interessanti dato che contrastano un modo di pensare comune, ovvero che il rame ha effetti benefici sul nostro cervello.
Commenti riguardo il post