Abercrombie & Fitch: politica discriminatoria nella vendita e nelle assunzioni…un modo di magri, belli , cool a tutti i costi.
Abercrombie & Fitch un mondo di “belli”
Abercrombie & Fitch non cessa di far parlare di sé, della sua politica discriminatoria, che si parli di vendita o di assunzione.
Prodotti in vendita che escludono chi non abbia misure da modella e non entri nelle taglie medie, molto medie.
Oltretutto la discriminazione è anche “sessista”, guai alla donna che oltrepassi la taglia 44: inutile varcare la soglia del negozio praticamente impossibile trovarvi indumenti che possano contenerla.
Se si parla di uomini, c’è maggior tolleranza invece, e idee, un po’ più « open » nei loro confronti, tanto che le taglie che si fermano in genere alla M e a volte sfiorano la L nella linea femminile, in quella maschile raggiungono la XXL e con la XL non sono o non sono ancora state fatte sparire a differenza di quanto accaduto in primavera nel reparto donna.
Due pesi e differenti misure…proprio il caso di dirlo!
Il mondo Abercrombie & Fitch è limitato e limitante per chi vuol entrarci, per acquistare ma anche per chi desidera lavorare in questi negozi, perché deve rispondere a requisiti, ben precisi, anzi più precisamente a canoni estetici da top model.
Nelle offerte di lavoro che Abercrombie & Fitch propone per i suoi negozi di Parigi sugli Champs Élysées e in un centro commerciale in periferia, si ricerca personale « mannequins H/F » per delle posizioni di mannequin e commessi.
Politica non certo nuova questa del reclutamento su basi estetiche.
Già nel 2006 l’amministratore delegato di Abercrombie & Fitch asseriva che la ditta americana voleva rivolgersi a tipi cool e belli… che “i belli attirano i belli” e “per vendere abiti è meglio trasmettere un”’immagine giovane e sexy”, ecco il perché della scelta di commessi top model, ragazze dalla linea perfetta e ragazzi che girano nei negozi ostentando un torso nudo ben modellato, più o meno gli stessi torsi che si possono ritrovare fotografati e stampati sui sacchetti con il logo Abercrombie & Fitch, con cui il contento acquirente lascia il negozio, illudendosi magari di riflettersi nell’immagine del “fico o figo” del sacchetto, se maschio o di portarselo in giro se femmina..
In Francia il Difensore dei Diritti, Dominique Baudis, ha deciso di occuparsi delle pratiche di assunzione della marca statunitense, per andare a fondo nel problema e definire se Abercrombie & Fitch è ben colpevole di reclutamento su criteri discriminatori, come appunto l’apparenza fisica.
Abercrombie & Fitch aveva avuto problemi in Gran Bretagna con una commessa con un arto artificiale, un braccio rimpiazzato da una protesi, che la direzione aveva relegato lontano dal contatto con il pubblico.
La stessa sorte più o meno destinata ai commessi “normali”, a quanto riferito da un’impiegata di Abercrombie & Fitch in Belgio, quelli chiamati “ mornings”, i mattinieri che lavorano dalle 6 alle 10 (a negozio chiuso ai clienti) preparano, allestiscono, piegano gli abiti, o quelli che ricevono la mercanzia, la etichettano, la mettono a posto…sorte ben diversa dai “modelli” che girano nel negozio, fanno colore, danno una nota di allegria e ogni tanto mettono un po’ a posto.
Abercrombie & Fitch…un peso e diverse misure !!!
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