Lunedì andrà in onda sulla Fox, negli Stati Uniti, l’ultima puntata dell’ultima serie – l’ottava – di “Dr. House – Medical Division”, serie ideata da David Shore e Paul Attanasio nata nel 2004. Tutti voi conoscete il dottor Gregory House, un medico depresso, incazzoso e dotato di grandi capacità ed esperienza, a capo di una squadra di medicina diagnostica presso l’ospedale universitario Princeton-Plainsboro Teaching Hospital, nel New Jersey.
Quando “Dr House” fu lanciato, lo si ripropose come un moderno Sherlock Holmes, perché in ogni episodio House risolve un giallo e lo fa usando le proprie capacità mediche e deduttive, basandosi su vari indizi. Misteri che in realtà sono stati ispirati da una rubrica del New York Times dedicata ai casi clinici particolarmente problematici.
La serie – tra la seconda e la quarta – è stata tra i primi dieci programmi televisivi più seguiti negli Stati Uniti per poi perdere progressivamente ascolti, a mano a mano che House diventava sempre più umano (come sinonimo di vulnerabile).
Distribuito in 66 paesi, Dr. House è stato il programma televisivo più seguito al mondo nel 2008. E’ stata premiata con un Peabody Award, due Golden Globe e tre Emmy.
Ciò che più è interessante di “Dr House” è la caratterizzazione del protagonista. Il primo protagonista con pensieri suicidi della storia delle serie tv, che ha creato riflessioni di ogni genere. In Italia sono reperibili “I casi del Dr. House” di Andrew Holtz, “Lo strano caso di Mr. Gregory e Dr. House” di Andrea Bernardelli, “ La filosofia del Dr. House. Etica, logica ed epistemologia di un eroe televisivo” di Blitris e “Zoppicando con il dr. House” di Giuseppe Cascione. Vi è poi il volume curato da Fabrizio Denunzio, “Il linguaggio del Dr. House. Sociologia di una fiction televisiva” e “Dr. House MD. Follia e fascino di un cult movie” di Giuseppe Cascione. Addirittura, abbiamo un “Il Vangelo secondo… Dr. House” di Diego Goso e “La medicina secondo il dottor House. Come la classe medica condiziona la nostra vita” di Guido Alberto Morina. Infine, il volume di Vincenzo Comodo “La bioetica del Dr. House. Aborto, eutanasia e altre questioni morali sulla vita umana, secondo il più cinico dei medici visti in TV”.
Fu David Shore a proporre che il protagonista fosse qualcuno in grado di esaminare le caratteristiche personali dei pazienti e diagnosticare le loro malattie scoprendo i loro segreti e le loro bugie. E come poteva farlo? Semplice, era provvisto di un bel carico di problemi. E di un handicap, che inizialmente sarebbe dovuta essere la sedia a rotelle. Invece, è zoppo a causa di una diagnosi scorretta. Il dolore alla gamba lo rende dipendente da narcotici. Altra cosa strana, Hugh Laurie è inglese
Durante il casting, l’attore era in Namibia e registrò l’audizione in un bagno dell’albergo in cui alloggiava, l’unico posto con un’illuminazione sufficiente e si scusò per il proprio aspetto. Contraffaceva l’accento americano. Singer ha poi raccontato che sembrava un video di Bin Laden e che lo scambiò, effettivamente, per statunitense.
In seguito Laurie ha rivelato che, finché non ebbe letto l’intero copione dell’episodio pilota, pensava che il personaggio principale della serie sarebbe stato il dottor James Wilson e di dover interpretare un personaggio secondario. Hugh Laurie, figlio del dottore Ran Laurie, ha affermato di sentirsi colpevole per «essere pagato di più per diventare una versione falsa del proprio padre».
Ricordate che il pilot era intitolato “Everybody Lies” (Tutti mentono). Questa fu la premessa della serie.
Intanto, il Dr House ha fatto cultura, e non solo per il suo continuo esclamare “E’ lupus!”. Ci sono anche vocabolari che riportano il termine housismo, cioè comportamento tipico di Gregory House, spesso volto ad insultare gli altri. Indica battute pungenti o ironiche, sarcastiche, tipiche di Gregory House.
Ma non solo il suo personaggio è entrato nel cuore degli spettatori, anche alcune posizioni coraggiose o temi trattati hanno contribuito a conquistare l’affetto del pubblico. Ad esempio, la puntata “Mirror mirror” ha accusato accusa il sistema sanitario americano dell’amministrazione Bush. Molte persone stanno attendendo in una sala d’attesa impazienti di essere visitati. House chiede chi di loro non possiede l’assicurazione sanitaria. Quindi sbuffa: «Aveva ragione Michael Moore». Prescrive quindi costose analisi di vario tipo ed alza il pugno sinistro esclamando: «Fight the power», citando Moore in “Sicko”.
Forse la serie avrebbe dovuto chiudersi tempo prima: House era stato pensato come una creatura enigmatica, depressa e cinica. Ma ormai la serie è confusa e House si è rivelato troppo umano, tradendo alcuni dei suoi fans. House quindi sparirà avvolto nel mistero. Però intanto , la serie è passata dai 20 milioni di spettatori a puntata della terza serie ai 9 milioni della settima, mentre Laurie costa sempre di più.
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